Mentre l’Italia maturava il suo ingresso nella grande guerra, era uno dei rioni più popolari e poveri della città. Povero a tal punto che i suoi abitanti invocavano la neve nella speranza di poter lavorare qualche giorno per pulire le strade e i cortili.
Non un semplice borgo, ma un vero e proprio popolo, quasi fisicamente separato dal resto della città, con addirittura un gergo particolare, una sorta di dialetto parlato al contrario, praticamente incomprensibile a chiunque venisse da fuori e soprattutto alla polizia, come il Verlan parlato nelle periferie francesi.
Siete al 2° Km della maratona in via Emilia, che in questa parte di città viene detta “di San Pietro”, sulla vostra destra, si trova la Chiesa di San Pietro e subito a seguire i Chiostri Benedettini di San Pietro, più avanti sul lato opposto della via Emilia invece trovate Palazzo Fontanelli – Sacrati Nel 1586 i monaci benedettini affidano la costruzione di una nuova chiesa nel luogo dove fin dal 1140 esisteva una chiesa dedicata a San Pietro, all’ architetto bolognese Giulio Della Torre. L’interno della chiesa è a forma di croce latina ad una sola navata. Conserva preziose cantorie intagliate di epoca barocca, in marmo ed in legno di diverse epoche, ma prevalentemente del 1600. I lavori per la costruzione dei Chiostri presero avvio all’inizio del sedicesimo secolo, dovendosi trasferire in città un precedente convento ubicato fuori le mura. Il complesso monastico, comprensivo di cortili e orti, occupava una vasta area che andava dalla via Emilia fino alle mura ed apparteneva ai Monaci Benedettini che officiavano nell’ annessa Chiesa di San Pietro. Il convento venne articolato intorno a due chiostri: uno di ridotte dimensioni dalla foggia tardo quattrocentesca e uno di ampia planimetria. Il progetto dei Chiostri è chiaramente stato influenzato dal modello di Palazzo Te a Mantova, disegnato da Giulio Romano. Nel 1783 il monastero venne soppresso e utilizzato come magazzino militare e poi sede del Tribunale di Giustizia. Con la restaurazione l’immobile divenne sede dell’Educandato delle Fanciulle, affidando la trasformazione dell’edificio a Domenico Marchelli che ne uniformò il prospetto sulla via Emilia in stile neoclassico, inserendolo nel ben più vasto progetto di abbattimento dei portici della via Emilia. Subito dopo l’Unità d’Italia l’edificio venne trasformato in caserma militare, vennero tamponate le arcate del chiostro piccolo e vennero costruiti una serie di casamenti nell’area un tempo destinata ad orti.
Il recente restauro ha eliminato le tamponature e ha cercato di riportare il complesso alla sua foggia originale, recuperando le pareti affrescate. Oggi i Chiostri sono frequentemente utilizzati in occasioni di mostre e manifestazioni. Siete al 1° Km della vostra gara, appena iniziata la leggera salita di Viale Monte Grappa al civico 40 si trovano i resti di quella che fu Porta Castello, costruita nel 1226 e anticamente chiamata “ Bastione Strani”. Sulla porta era stata eretta anche una torre, realizzata a scopo difensivo da eventuali attacchi nemici. Nel Cinquecento, durante la ricostruzione della cinta muraria, la porta venne spostata all’ interno del “Casone”: palazzo rinascimentale a scopo difensivo. Dopo la restaurazione neoclassica la porta venne abbattuta. L’area di Porta Castello appare così come un prato, in cui per secoli si svolse il mercato degli animali di piccolo taglio, finchè non venne ceduta dal comune a dei privati che si stanziarono all’ interno del “Casone”. (Una parte della cinta muraria, con a fianco Porta Castello adesso e nel ‘500)
|
42195 METRI DI REGGIO EMILIACuriosità riguardanti parti della città che potrai scoprire correndo la nostra splendida Maratona. Categorie
Tutti
|