L’avvento dei nuovi combustibili per uso domestico e il boom dell’automobile portarono alla scomparsa della legna, oltre che del nome del luogo, oggi fresco solo nella memoria dei reggiani meno giovani e alla riduzione a parcheggio della piazza, poi dedicata ufficialmente al 24 maggio 1915, giorno della “Leggenda del Piave”, quando il Regno d’Italia entrò nella prima guerra mondiale dichiarando guerra all’Impero austro-ungarico. Dopo l’intervento di riqualificazione urbana, questo spazio viene restituito alla collettività come spazio pedonale. La riqualificazione della piazza ha comportato il rifacimento della pavimentazione con pietra di Luserna nella zona perimetrale, un pavimento a calcestruzzo architettonico sulla parte principale del plateatico e la realizzazione di un’area centrale in legno massello di rovere, a memoria dell’antica funzione di deposito della legna della piazza.
La piazza alberata e abbracciata dai portici è un angolo dal sapore antico e dalla storia affascinante. Lo spazio della piazza venne ottenuto nel 1783 con l’abbattimento dell’isolato che ne occupava l’intera area, che comprendeva diverse abitazioni, il convento e la chiesa di Santa Maria Maddalena. Alla fine dell’ottocento fu intitolata al pittore reggiano Antonio Fontanesi e vennero piantumati gli alberi ad alto fusto che la caratterizzano ancora oggi.
Molti sono i dettagli da scovare nella piazza: lungo il marciapiede del lato nord sono riproposte le “Braccia reggiane”, unità di misura utili per gli scambi di merce nei giorni di mercato; la pavimentazione, lungo il lato ovest ricorda, con l’acciottolato, il corso del Canale del Guazzatoio che vi scorreva a cielo aperto e alimentava i numerosi opifici concentrati in questa zona della città, come quelli per la lavorazione della seta e la concia delle pelli.
Chiuso a seguito della soppressione napoleonica delle confraternite, fu riaperto nel 1814; nel secolo scorso subì due interventi di restauro. Particolare interesse riscuote la facciata scenografica, il cui portale è sovrastato da una finestra sagomata con balaustra e da tre statue in marmo dello scultore veronese Angelo Finali, rappresentanti le tre virtù (Fede, Speranza e Carità). L’interno è costituito da un unico vano, arricchito da balaustre ed eleganti stucchi. L’altare, in stucco ottocentesco, è opera della bottega del Tondelli. Nell’abside è custodito l’affresco del miracoloso, santissimo crocefisso che rappresenta “Cristo Crocefisso con la Vergine Addolorata inginocchiata ai suoi piedi”.
L’ultimo intervento di restauro nel 2018, a cura dell’Arch. Paolo Bedogni, ha interessato la facciata e ne ha riportato alla luce i colori originari. Nel 2011 la Diocesi di Reggio Emilia e Guastalla, ha concesso in uso l’oratorio alla comunità rumena di culto ortodosso. La piazza dove parte e arriva la Maratona era occupata da un gruppo di antiche case, demolite nel 1842 per lasciare posto all’odierna piazza Gioberti. Allora denominata piazza Adelgonda, in onore della principessa di Baviera, sposa in quell’anno del principe ereditario Francesco V d’Este, per le cui nozze fu eretto l’obelisco che ancora oggi si vede. Nel 1859, dopo la caduta della casa d’Este, l’obelisco fu poi dedicato a Vincenzo Gioberti martire del Risorgimento. Popolarmente l’obelisco è noto ai reggiani come “la guglia”. Al tempo della città romana, quando lungo l’attuale corso Giuseppe Garibaldi scorreva il torrente Crostolo, in questo luogo era collocato il ponte sulla via Emilia. Tra il 2018 e il 2019, nell’ambito del progetto di valorizzazione del periodo estense, la piazza è stata oggetto di un importante intervento di riqualificazione, il coronamento dell’obelisco è stato ridisegnato da una vasca di forma ellittica, uno specchio d’acqua che richiama il gusto degli Este per i giochi d’acqua così presente non solo nel centro della città, ma anche lungo la strada che conduce alla Reggia Ducale, strada che percorrerete negli ultimi chilometri della vostra maratona. |
42195 METRI DI REGGIO EMILIACuriosità riguardanti parti della città che potrai scoprire correndo la nostra splendida Maratona. Categorie
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