Il centro nevralgico della Maratona si trova al Palazzo dello sport "Giulio Bigi", o comunemente chiamato PalaBigi, il più importante impianto polivalente indoor della città di Reggio Emilia. Costruito nel 1968, è dedicato alla memoria dell’ex assessore allo sport reggiano Giulio Bigi, situato in via Guasco. Può contenere fino a 4.530 spettatori. Molte società sportive vi disputano i loro campionati come la Pallacanestro Reggiana, il Volley Tricolore Reggio Emilia e la Reggiana Calcio a Cinque. Il PalaBigi ha ospitato numerosi eventi di carattere sportivo, musicale e culturale. Il 30 gennaio 2000 ha ospitato l'edizione dell'undicesimo All Star Game Femminile di pallavolo, in più occasioni ha ospitato appuntamenti dei mitici Harlem Globetrotters. Nell'ultimo evento più di tremila persone hanno affollato il palazzetto dello sport per non perdersi il grande spettacolo cestistico. Sempre nel 2008 ha ospitato i campionati nazionali giovanili di scherma. Il 4 marzo 2011 ha ospitato l'ultima data del tour teatrale "Quasi Acustico" di Luciano Ligabue. Il 28 e 29 aprile 2018 ha ospitato le final four di coppa divisione di calcio a cinque. A ottobre 2019 un concerto a cui hanno preso parte: Andrea Griminelli, Beppe Carletti, Andrea Bocelli, Sting, Amii Stewart e Sumi Jo. Il Palazzo dello Sport reggiano ha visto sul proprio campo di gioco anche un piccolo Kobe Bryant, nella nostra città al seguito del padre Joe. Kobe non solo imparò ad apprezzare l'Italia e la nostra lingua, ma anche le prime nozioni tecniche di quello che sarebbe diventato il suo sport. Lo fece entrando nella squadra degli ‘Aquilotti' delle Cantine Riunite. "Crescere in Italia mi ha dato un incredibile vantaggio - dichiarò in un'intervista rilasciata alla FIBA - Non ho imparato come passarmi la palla sotto le gambe o dietro la schiena, bensì la tattica. Cose come muovermi senza palla, fare passaggi semplici, usare la mano sinistra e quella destra. Come usare l’angolo per appoggiare la palla al tabellone, come muovermi sui blocchi: tutte queste cose. Quando sono tornato in America, gli altri ragazzi non sapevano come fare quelle cose". Il nuovo spazio urbano, all’esterno dell’impianto è intitolato alla stella della Pallacanestro recentemente scomparsa “Largo Kobe Bryant”, l’omaggio di una città intera ad un “reggiano per sempre”.
Di fronte alla basilica sorge il Palazzo Ducale, ora sede della Provincia e della Prefettura (chiamati rispettivamente Palazzo Salvador e Palazzo del Governo), sino alla fine del XVIII secolo, l’isolato era occupato dal convento delle monache di S. Pietro Martire, soppresso nel maggio 1783 con decreto del Duca, due mesi più tardi il Duca decise di far costruire a spese del Comune un Palazzo del Governo, residenza per il Governatore, il Comandante delle Armi ed il Maggiore di Piazza. Dopo varie vicissitudini la scelta cadde sul soppresso Monastero. Alla fine del 1786 il palazzo poteva considerarsi terminato e l’anno successivo vi entrava il Comandante delle Armi. Con la conquista napoleonica, il palazzo venne adibito a residenza dei Prefetti. La Restaurazione del ducato portò ad un capovolgimento dell’uso del palazzo: infatti il Comune offrì al Duca il Palazzo affinché ne facesse la propria residenza durante i soggiorni reggiani.
Tra il 1838 e il 1845 su progetto dell’architetto Pietro Marchelli, l’edificio subì una serie di interventi che lo portano all’assetto l’attuale impostato su tre corti con giardino interno. Una nota particolare meritano le opere di Prospero Minghetti, autore delle belle tempere che ornano la Sala del Consiglio Provinciale e autore anche delle quattro figurazioni allegoriche (Venere e Cupido, La Musica, La Primavera e La Psiche) nell’appartamento di rappresentanza della Prefettura. Dopo l’arrivo, sempre sulla vostra sinistra si trova La Basilica della Beata Vergine della Ghiara, detta anche “della Madonna della Ghiara”, è uno dei principali edifici religiosi della città. La costruzione della Basilica è legata al miracolo, di cui vi abbiamo parlato nella puntata precedente della nostra rubrica. La prima pietra dell'edificio venne collocata il 6 giugno del 1597 dal Vescovo Claudio Rangone alla presenza della Duchessa Margherita Gonzaga. La direzione dei lavori venne affidata a Francesco Pacchioni, architetto e scultore reggiano. Nel 1619 la Basilica era già a buon termine e il 12 maggio venne consacrata. La Basilica ha una pianta a croce greca con larghezza all'interno di 45 m, lungo 60 m, con al centro una cupola con lanterna. Nei quattro angoli rientranti della croce sono altrettanti spazi quadrati, di dimensioni minori, sormontati da altre quattro cupole emisferiche, non visibili all'esterno. La facciata, di ordine dorico nella parte inferiore e ionico nella superiore, è in laterizio, con inserti in marmo bianco di Verona nelle basi e nei capitelli e nelle cornici. Sulla porta centrale è scolpito in marmo un bassorilievo con la Vergine della Ghiara di Salvatore da Verona, dono del Comune di Reggio del 1642.
L'interno, nello stile del tardo Rinascimento, colpisce per la profusione di dorature, la ricchezza dei marmi ed i sontuosi affreschi con cui la scuola dei Carracci, ispirandosi alle storie dell'Antico Testamento, ornò le volte e le cupole. Nelle quadrature e ripartizioni delle volte si svolge un ciclo pittorico che ha come soggetto le donne dell'Antico Testamento. Nella sagrestia un ingegnoso orologio indica i giorni, la luna, le fasi dello zodiaco, nell'attiguo locale si trova il tesoro, interessante museo dell'oreficeria reggiana. Nel tesoro si trovano numerosi oggetti e opere d’oreficeria come: sei candelieri d'argento a sbalzo e croce con lo stemma Estense, il bozzetto originale di Lelio Orsi in ricca cornice, paliotto in argento, una collana con croce in filo d'oro e smalto ornata di perle e rubini, una croce a smeraldi e la corona votiva del Senato e Popolo di Reggio tempestata di gemme. Quante volte avete tagliato il traguardo della nostra Maratona e magari non vi siete accorti di quel piccolo monumento a sinistra della facciata della basilica, proprio all’angolo con Vicolo dei Servi. Come evidenziato dall’iscrizione sul monumento, in quel luogo sorgeva il muro di cinta dell’orto dei frati, dietro all’abside chiesa costruita nel 1517 e oggi scomparsa. Su questo muro, in un’ampia nicchia, venne affrescata un’immagine della Madonna con bambino che divenne presto oggetto di venerazione per i reggiani. Nel 1569 essendosi l’immagine deteriorata, venne realizzato un nuovo disegno, che ancora oggi si ammira all’interno della basilica. Per contenere e proteggere il nuovo affresco fu realizzata una piccola cappella, l’Oratorio della Madonna, aperto nel 1596. Qui, dopo tre settimane dalla sua inaugurazione, si raccolse in preghiera Marchino, quindicenne sordomuto dalla nascita, ritrovando la parola e l’udito. Per celebrare questo primo evento miracoloso prese origine la costruzione della Basilica della Beata Vergine della Ghiara, iniziata nel 1597 e terminata nel 1619, inaugurata proprio con una cerimonia con la traslazione dell’immagine sacra. Ma se osservate ancora il piccolo monumento troverete sul lato settentrionale un’altra lapide, deposta nel 1981. L’iscrizione tradotta in Italiano "il popolo reggiano che pregava contemporaneamente il Vescovo Edoardo e il clero di allomanare i più vili flagelli della guerra che infuriava, la beata Vergine Maria provvida madre e regina della pace, con dolcissimo volto sempre accolse e ascoltò. Nel mese d'aprile dell'anno 1945", si riferisce a quando, nel quadro dell’offensiva alleata per lo sfondamento della linea gotica, fu progettata un’incursione aerea nella zona del quartier generale nazifascista, in pratica la parte sud-ovest del centro storico, che ospitava le sedi della Prefettura, della Guardia Nazionale Repubblicana e della Platzkommandantur. Informato del progetto il Vescovo Brettoni consacrò la città alla Beata Vergine della Pace. L’attacco fu evitato anche grazie all’intervento del CLN reggiano che convinse il comando alleato, attraverso la missione inglese presente sul nostro appennino, ad annullare il progetto, considerato come si trattasse di una zona ad alta densità abitativa. Salvata la città dall’ennesimo bombardamento e defunto l’anziano Vescovo nel novembre 1945 il voto fatto fu realizzato da suo successore il Vescovo Socche, che nel 1947 diede avvio alla chiesa intitolata alla Madonna “Regina Pacis” in via Gorizia.
Prima dell’arrivo della gara, sulla vostra sinistra si trova il Palazzo delle Bonifiche, un manufatto architettonico interessante, nato per l’aggregazione di più edifici piuttosto che da un progetto unico. E’ una struttura a corte fondata su unità edilizie diverse tra loro per tipologia: casette a schiera, case a corte, annessione di vuoti dell’isolato. Nel 1635, in seno alla attività urbanistica di miglioria delle aree adiacenti la Basilica della Beata Vergine della Ghiara; fu costruito il portico appoggiandosi semplicemente alla facciata preesistente senza compiere opere di modifica della stessa. L’edificio passò ai Conti Capiluppi e Tagliaferri, che operarono altre modifiche interne per approntarvi la loro abitazione: lo scalone d’onore ed alcuni vani decorati possono attribuirsi, per stile, al periodo in cui vi abitarono i conti. Agli inizi del 1900 divenne proprietà della Bonifica Parmigiana Moglia che vi si installò con la propria sede e la facciata sul corso fu sopraelevata nel 1929: l’immagine seicentesca cadde sotto i colpi di un nuovo linguaggio figurativo e con la sopraelevazione di un piano. Il Palazzo delle Bonifiche è la sede operativa del Consorzio di Bonifica dell’ Emilia Centrale, iscritto in A.D.S.I. Associazione Dimore Storiche Italiane. Si presenta con elegante dignità in questo sito di grande bellezza monumentale di fronte al Palazzo Ducale e sul lato nord della Basilica. Tutto il piano terra ha un comodo e monumentale portico su pilastri con lesene piatte doriche; doppio ordine di finestre di impostazione classicheggiante intervallate da cornici sottili che corrono lungo tutto il profilo. Gli interni sono degni di nota per lo stato di conservazione e per la qualità di taluni vani e dello scalone in travertino. L’impianto delle rampe è a T: partenza a rampa unica e biforcazione, da un grande pianerottolo intermedio, con rampe opposte. Una grande tavola dipinta, di dimensioni significative, accoglie il visitatore prima di accedere alle sale di direzione: si tratta di una prospettiva a volo d’uccello di tutto il bacino reggiano della bonifica dipinta da Marcello Nizzoli, personaggio eminente delle arti figurative locali e del design italiano del novecento. La capacità dell’artista merita una visita da sola. Cortile ed androne sono stati trattati con tatto anche nella pavimentazione con acciottolato alla reggiana e inquadrature con mattoni disposti di costa.
Come anticipato in Corso Giuseppe Garibaldi, si trova Palazzo Magnani costruito nella seconda metà del XVI secolo dai Conti Becchi come sede di rappresentanza della famiglia. La superficie dell’intero complesso è di circa 3.000 mq ed è oggi destinato alle attività espositive e culturali della Fondazione Palazzo Magnani. Della costruzione originaria della metà del XVI secolo rimane soltanto la decorazione angolare e l'impianto planimetrico, infatti il palazzo ha subito diversi interventi a causa dei numerosi passaggi di proprietà: dopo i Conti Becchi il possesso passa alla famiglia Dionigi che ne amplia l'estensione cedendolo poi agli inizi del Settecento ai Chioffi, che nel 1841 promuovono lavori di restauro. In questo contesto si assiste ad un rifacimento completo dell'edificio in stile neoclassico, visibile soprattutto nelle facciate interne ed esterne e nello scalone centrale mentre le decorazioni interne e gli affreschi dei soffitti delle stanze al primo piano sono databili al tardo Ottocento. La facciata propone al piano rialzato una sequenza di bugnato con due ordini di finestre separati dal grande portone centrale a cui corrisponde, al piano nobile, un balcone in pietra impreziosito da bassorilievi che ben si inserisce nell'imponente cornicione. La decorazione è inoltre affidata alla presenza, sul margine angolare destro della facciata, dell'erma marmorea del Giano bifronte, soggetto scelto dalla famiglia come figura protettrice e custode della casata. La famiglia Chioffi è costretta a vendere l'immobile nel 1870 per pagare alcuni creditori, ad acquistare il palazzo dai Chioffi è la Cassa di Risparmio di Reggio Emilia, nel 1917 l'immobile è acquistato da Giuseppe Magnani che alla sua morte trasferisce la proprietà al figlio Luigi, collezionista d'arte, musicologo e uomo di cultura. Nel 1984 Palazzo Magnani ospita, per volontà di Luigi Magnani, una prestigiosa mostra che presenta i capolavori che il raffinato studioso ha collezionato lungo il corso della sua vita al pubblico. Alla morte del Professor Magnani, avvenuta solo un mese dopo la chiusura della mostra, il palazzo viene acquistato dalla Provincia di Reggio Emilia, sottoposto ad un'accurata operazione di restauro e di adeguamento funzionale, e adibito com'era nelle volontà del suo ultimo proprietario a sede espositiva. Nel 1997 il palazzo, di proprietà della Provincia di Reggio Emilia dal 1987, è diventata sede di importanti attività espositive mirate ad accrescere il patrimonio culturale della comunità reggiana con mostre di fotografia e di arte moderne e contemporanea di grande valore intellettuale. Tra gli eventi espositivi più significativi si ricordano, la mostra dei dipinti di Antonio Ligabue, la mostra di scultura di Arnaldo Pomodoro, la mostra sulla figura della Contessa Matilde di Canossa, che hanno registrato un grande successo di visitatori e privilegiando tematiche volte a valorizzare il territorio.
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42195 METRI DI REGGIO EMILIACuriosità riguardanti parti della città che potrai scoprire correndo la nostra splendida Maratona. Categorie
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