Nel 1874 la villa passò alla famiglia Levi e a loro si devono le decorazioni interne in stile liberty. Durante la seconda guerra mondiale i proprietari di religione ebraica lasciarono la villa e vi si insediarono ufficiali nazisti di stanza in Italia.
Nel 1971 la proprietà fu acquistata dall’Università di Bologna, che la destinò a sede del corso di Scienze della Produzione Animale. Oggi la villa è sempre di proprietà dell'Ateneo di Bologna, che ha la responsabilità del parco storico di 35.000 mq. Avete passato da poco il 5° Km, qui si trova il Cimitero Ebraico di Reggio Emilia, edificato in seguito all’emanazione nel 1804 dell’Editto di Saint Cloud da parte di Napoleone Bonaparte “…nessuna inumazione avrà luogo nelle chiese, sinagoghe, ospedali… nè entro la cinta di città e borghi…”, anche la comunità ebraica di Reggio, sotto influenza napoleonica, deve spostare il cimitero fino a quel momento adiacente al ghetto nel centro della città. L’attuale cimitero, circondato da mura, il cosiddetto primo recinto, in cui vengono trasferiti i defunti e le lapidi dal luogo precedente, e in cui si procede alle nuove inumazioni. Nel 1853 il cimitero viene ampliato con un’addizione ad est, verso la riva del torrente Crostolo, creando così due recinti separati: il secondo è articolato in campi con piccole edicole e sepolcri familiari, che riportano elementi della tradizione ebraica e influenze della tradizione sepolcrale cittadina, dimostrazione del radicamento della comunità nel contesto sociale.
Al centro del muro di cinta est sorge la cappella mortuaria con una facciata in stile neoclassico sul cui frontone triangolare compaiono le lettere ebraiche, iniziali del versetto del Kohelet “vanità delle vanità, tutto è vanità” Qui è sepolto Mosè Beniamino Foà, provveditore della biblioteca ducale, rappresentante della comunità ebraica di Reggio al Gran Sinedrio di Parigi e amico di Cesare Beccaria.
Nel dopoguerra la comunità israelitica di Reggio Emilia confluì in quella di Modena e il tempio perse la sua funzione religiosa. Gli antichi arredi, con il bellissimo aron in marmo scolpito, furono rimossi e trasferiti in Israele nella sinagoga di Kiriat Shmu ‘el ad Haifa, dove si trovano tuttora.
La facciata risale alla metà del Settecento, opera di G.B. Cattani, e ospita undici statue di Santi protettori e dottori della Chiesa. A destra della facciata si erge il campanile ottagonale incompleto, ideato da Cristoforo Ricci. L’interno della Basilica è a tre navate a croce latina con cupola. Nel catino absidale si può ammirare lo straordinario ciclo di affreschi di Camillo Procaccini che raffigura il “Giudizio Universale”. Nella 5° cappella destra si trova la copia del Boulanger de “La Notte”, famoso capolavoro del Correggio, requisita dal duca di Modena, venduta e ora esposta a Dresda.
A San Prospero, che visse nel V secolo e fu vescovo della città, va la devozione locale a seguito del salvataggio della città dal sacco di Attila: gli Unni non si accorsero dell’abitato perché un intervento provvidenziale invocato da Prospero avvolse Reggio in una generosa coltre di nebbia. Dall’altra parte del Palazzo del Monte di Pietà, si trova Piazza Prampolini, che non vi vedrà correre la domenica mattina, ma sicuramente vi aspetterà il giorno precedente, per un caffè nei suoi numerosi bar. La piazza è il cuore del centro storico della città, sede del potere politico e spirituale, dedicata a Camillo Prampolini, noto politico socialista, la Piazza è anche conosciuta come “Piazza Grande”. Su di essa si affacciano: il Palazzo del Comune, la Torre del Bordello, la Cattedrale e il Battistero.
All’interno del palazzo si trova la Sala del Tricolore, la cui storia è profondamente legata alla storia d’Italia. Su commissione del duca Francesco III d’Este, la sala fu realizzata dal 1772 al 1785, destinata a diventare l’archivio ducale, ma con l’invasione di Napoleone, il duca fuggì e il popolo reggiano si alleò con le armate napoleoniche. Grazie ad un fatto d’arme in cui la Guardia Civica Reggiana, sconfisse una colonna austriaca in ritirata. Napoleone definì Reggio Emilia, la città italiana più matura per la libertà. Come riconoscimento per il sostegno ricevuto, Napoleone suggerì a Reggio Emilia e alle altre città cispadane di Modena, Bologna e Ferrara di riunione il loro primo congresso, che sarebbe dovuto avvenire nella nostra città nel dicembre 1796. Il 7 gennaio del 1797 su proposta del deputato Giuseppe Compagnoni, il Congresso della Repubblica Cispadana decretò:
«[…] Dal verbale della Sessione XIV del Congresso Cispadano: Reggio Emilia, 7 gennaio 1797, ore 11. Sala Patriottica. Gli intervenuti sono 100, deputati delle popolazioni di Bologna, Ferrara, Modena e Reggio Emilia. Giuseppe Compagnoni di Lugo fa mozione che si renda Universale lo Stendardo o Bandiera Cispadana di tre colori, Verde, Bianco e Rosso e che questi tre colori si usino anche nella Coccarda Cispadana, la quale debba portarsi da tutti. Vien decretato. […]» Sulla scorta di questo evento la “sala del congresso” di Reggio fu in seguito ribattezzata “Sala del Tricolore”, che oggi ha la funzione di sala consiliare del comune di Reggio nell’Emilia: pertanto è utilizzato per le riunioni del consiglio comunale della città, ospita anche il gonfalone civico del comune di Reggio Emilia decorato di Medaglia d’Oro al Valor Militare. |
42195 METRI DI REGGIO EMILIACuriosità riguardanti parti della città che potrai scoprire correndo la nostra splendida Maratona. Categorie
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