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Cimitero Ebraico di Reggio Emilia | Km 1-10

30/6/2020

 
Avete passato da poco il 5° Km, qui si trova il Cimitero Ebraico di Reggio Emilia, edificato in seguito all’emanazione nel 1804 dell’Editto di Saint Cloud da parte di Napoleone Bonaparte “…nessuna inumazione avrà luogo nelle chiese, sinagoghe, ospedali… nè entro la cinta di città e borghi…”, anche la comunità ebraica di Reggio, sotto influenza napoleonica, deve spostare il cimitero fino a quel momento adiacente al ghetto nel centro della città.
L’attuale cimitero, circondato da mura, il cosiddetto primo recinto, in cui vengono trasferiti i defunti e le lapidi dal luogo precedente, e in cui si procede alle nuove inumazioni.
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Cimitero Ebraico
Nel 1853 il cimitero viene ampliato con un’addizione ad est, verso la riva del torrente Crostolo, creando così due recinti separati: il secondo è articolato in campi con piccole edicole e sepolcri familiari, che riportano elementi della tradizione ebraica e influenze della tradizione sepolcrale cittadina, dimostrazione del  radicamento della comunità nel contesto sociale.
Al centro del muro di cinta est sorge la cappella mortuaria con una facciata in stile neoclassico sul cui frontone triangolare compaiono le lettere ebraiche, iniziali del versetto del Kohelet “vanità delle vanità, tutto è vanità”
Qui è sepolto Mosè Beniamino Foà, provveditore della biblioteca ducale, rappresentante della comunità ebraica di Reggio al Gran Sinedrio di Parigi e amico di Cesare Beccaria.

La Scultura di Marco Gerra | Km 1-10

23/6/2020

 
Nella rotonda di Piazza Duca d’Aosta,  si trova una scultura alta 10 metri e pesante 90 quintali.
Composta da otto forme geometriche, fra loro saldate e verniciate in arancione, bianco e nero . L’opera è un nuovo segno dell’arte contemporanea a Reggio Emilia, frutto del talento dell’artista Marco Gerra.
Evoca la civiltà industriale, che agli inizi del novecento si sviluppò in città.

Per volontà della vedova dell’artista, è stata posta la scritta latina: "extra cognitionem nulla salus" - "senza conoscenza non c'è salvezza".
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La scultura di Marco Gerra

Sinagoga e Ghetto Ebraico | Km 1-10

16/6/2020

 
Lasciate Piazza del Monte e girate a destra sulla via Emilia, che in questa parte di città e detta di “Santo Stefano.”
Dopo alcune centinaia di metri sulla vostra destra, si trova il ghetto della città. Fu la duchessa Martinozzi, reggente del ducato a disporre che gli ebrei reggiani fino a quel momento dispersi per l’urbe, venissero obbligati a risiedere nelle vie oggi denominate, Monzermone, dell’Aquila, della Volta, Caggiati e San Rocco.
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La Sinagoga si trova in via dell’Aquila, inaugurata nel 1858 presenta un’ampia facciata e un luminoso interno monumentale, decorato con colonne e affreschi. Venne pesantemente danneggiata da un bombardamento alleato durante la seconda guerra mondiale. 
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Sinagoga
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L'interno della Sinagoga
Nel dopoguerra la comunità israelitica di Reggio Emilia confluì in quella di Modena e il tempio perse la sua funzione religiosa. Gli antichi arredi, con il bellissimo aron in marmo scolpito, furono rimossi e trasferiti in Israele nella sinagoga di Kiriat Shmu ‘el ad Haifa, dove si trovano tuttora.
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Targa commemorativa
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Targa del ghetto ebraico

Piazza San Prospero e Basilica | Km 1-10

9/6/2020

 
Collegata a Piazza Prampolini, da una strada porticata, la piazza prende il nome dall’omonima basilica, chiamata anche “Piazza Piccola” o “Piazza dei Leoni”. La piazza è rettangolare con tre lati porticati, sul lato rimanente sorge la Basilica di San Prospero con il campanile, ed è caratterizzata dalla presenza di 6 statue di leoni in marmo rosso del 1503. La Basilica di San Prospero dedicata al patrono della città, testimonianza insigne del barocco emiliano, ospita, sotto l’altare maggiore, le spoglie del Santo Patrono. ​
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La facciata risale alla metà del Settecento, opera di G.B. Cattani, e ospita undici statue di Santi protettori e dottori della Chiesa. A destra della facciata si erge il campanile ottagonale incompleto, ideato da Cristoforo Ricci. L’interno della Basilica è a tre navate a croce latina con cupola. Nel catino absidale si può ammirare lo straordinario ciclo di affreschi di Camillo Procaccini che raffigura il “Giudizio Universale”. Nella 5° cappella destra si trova la copia del Boulanger de “La Notte”, famoso capolavoro del Correggio, requisita dal duca di Modena, venduta e ora esposta a Dresda.

A San Prospero, che visse nel V secolo e fu vescovo della città, va la devozione locale a seguito del salvataggio della città dal sacco di Attila: gli Unni non si accorsero dell’abitato perché un intervento provvidenziale invocato da Prospero avvolse Reggio in una generosa coltre di nebbia.

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Interno della Chiesa
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Facciata della Chiesa

Piazza Prampolini | Km 1-10

3/6/2020

 
Dall’altra parte del Palazzo del Monte di Pietà, si trova Piazza Prampolini, che non vi vedrà correre la domenica mattina, ma sicuramente vi aspetterà  il giorno precedente, per un caffè nei suoi numerosi bar. La piazza è il cuore del centro storico della città, sede del potere politico e spirituale, dedicata a Camillo Prampolini, noto politico socialista, la Piazza è anche conosciuta come “Piazza Grande”. Su di essa si affacciano: il Palazzo del Comune, la Torre del Bordello, la Cattedrale e il Battistero.
LA CATTEDRALE E IL BATTISTERO
La Cattedrale d’impianto romanico è dedicata a Santa Maria Assunta, il Battistero la cui costruzione originale risale al medioevo, e che venne poi ristrutturato e privato dell’abside principale per far posto al palazzo vescovile. La pianta del battistero di Reggio Emilia, prima della ristrutturazione medioevale, aveva la peculiarità di richiamare quella del Santo Sepolcro di Gerusalemme.
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IL PALAZZO DEL COMUNE E LA SALA DEL TRICOLORE
I lavori di costruzione iniziarono nel 1414, vent’anni dopo iniziò ad ospitare le assemblee del consiglio comunale della città. 
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La piazza di notte con il Duomo illuminato
All’interno del palazzo si trova la Sala del Tricolore, la cui storia è profondamente legata alla storia d’Italia. Su commissione del duca Francesco III d’Este, la sala fu realizzata dal 1772 al 1785, destinata a diventare l’archivio ducale, ma con l’invasione di Napoleone, il duca fuggì e il popolo reggiano si alleò con le armate napoleoniche. Grazie ad un fatto d’arme in cui la Guardia Civica Reggiana, sconfisse una colonna austriaca in ritirata. Napoleone definì Reggio Emilia, la città italiana più matura per la libertà.
Come riconoscimento per il sostegno ricevuto, Napoleone suggerì a Reggio Emilia e alle altre città cispadane di Modena, Bologna e Ferrara di riunione il loro primo congresso, che sarebbe dovuto avvenire nella nostra città nel dicembre 1796.
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Sala del Tricolore
Il 7 gennaio del 1797 su proposta del deputato Giuseppe Compagnoni, il Congresso della Repubblica Cispadana  decretò:
«[…] Dal verbale della Sessione XIV del Congresso Cispadano: Reggio Emilia, 7 gennaio 1797, ore 11. Sala Patriottica. Gli intervenuti sono 100, deputati delle popolazioni di Bologna, Ferrara, Modena e Reggio Emilia. Giuseppe Compagnoni di Lugo fa mozione che si renda Universale lo Stendardo o Bandiera Cispadana di tre colori, Verde, Bianco e Rosso e che questi tre colori si usino anche nella Coccarda Cispadana, la quale debba portarsi da tutti. Vien decretato. […]»
Sulla scorta di questo evento la “sala del congresso” di Reggio fu in seguito ribattezzata “Sala del Tricolore”, che oggi ha la funzione di sala consiliare del comune di Reggio nell’Emilia: pertanto è utilizzato per le riunioni del consiglio comunale della città, ospita anche il gonfalone civico del comune di Reggio Emilia decorato di Medaglia d’Oro al Valor Militare.

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Il Comune
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Il Battistero
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Il Duomo

Piazza del Monte e i Palazzi | Km 1-10

26/5/2020

 
Avete passato il 3°Km della maratona, siete in Piazza del Monte, luogo di frequente passaggio in quanto posizionata proprio lungo la via Emilia, il cuore della vasca dei reggiani, la passeggiata del sabato pomeriggio. La piazza è racchiusa da numerosi edifici notevoli e di importanza storica. L’edificio storicamente più importante è quello che le dà il nome e la separa da Piazza Prampolini, il Palazzo del Monte di Pietà. Un altro edificio notevole è il Palazzo del Capitano del Popolo, che conserva un stile duecentesco. Recentemente restaurato e sede ora di una galleria commerciale è il seicentesco Palazzo Bussetti, il cui disegno è attribuito dalla tradizione a Lorenzo Bernini.
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Un momento della 24^ maratona
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La piazza in notturna
PALAZZO DEL MONTE DI PIETA’
Palazzo tra i più importanti per la storia della città, ospitò il Comune fino all’inizio del secolo XV quando l’istituzione si trasferì in Piazza 
Prampolini, dove si trova tuttora. La primitiva costruzione risale alla fine del sec. XII ed era collegata con un ponticello coperto al Palazzo del Capitano del Popolo, altra magistratura comunale che aveva sede nel palazzo vicino che ne conserva ancora il nome. Con il trasferimento del Comune non vennero meno gli usi civici dell’edificio: il Monte di Pietà, da cui poi nacque la Cassa di Risparmio la cui fondazione ne ha tuttora la proprietà, e – in un salone – attività ricreative come un antico gioco di palla e poi il primo teatro cittadino, andato distrutto in un incendio nel 1740.  Tutto il palazzo fu radicalmente ristrutturato in varie fasi, dal settecento al Novecento (nel 1915 fu abbattuto il portico che lo univa all’albergo Posta).
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Nella Torre Campanaria del Palazzo del Monte di Pietà, alta 47 metri, sono collocate tre campane che, secondo un’antica usanza reggiana, sono state fuse con metodo denominato “Nota a salto”. Le due campane più piccole sono state fuse da “Jacobus de Regio” ed ambedue hanno lo stemma Estense. Nella campana più piccola vi è impressa una bella effigie di San Prospero in Cattedra. La campana più grande si chiama “Forcarola” perchè suonava per avvisare dei condannati alla forca, cioè alla pena di morte.
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Piazza Monte della Pietà
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Hotel Posta
PALAZZO DEL CAPITANO DEL POPOLO
Costruito nel 1280, come sede del Capitano del Popolo (una funzione governativa a fianco del Podestà), cessate le funzioni originarie, servì anche agli Estensi che governavano la città. Nel 1913 l’Ospizio subì un riammodernamento e divenne l’Albergo Posta. Nel 1920, mentre si procedeva al rifacimento della facciata, vennero scoperte importanti tracce del prospetto primitivo e su questi elementi si procedette ad una ricostruzione in stile, terminata nel 1929. 
Le facciate sulla via Emilia e sulla piazza presentano stemmi dei Capitani e della Comunità pesantemente ridipinti sui resti antichi o fatti ex novo. È il palazzo più caratteristico nel cuore della città, a lungo coinvolto nelle vicende storiche, artistiche e politiche reggiane.
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Il Palazzo, secolo scorso
PALAZZO BUSSETTI
Nato per volere di un’antica famiglia di ricchi commercianti di seta, l’edificio è figlio di quel miracolo economico che interessa Reggio dalla fine del Cinquecento a quasi tutto il Seicento. È in questo periodo che le famiglie di tessitori e commercianti del prezioso filato (la seta) riescono a costruire le grandi fortune economiche e a intraprendere la costruzione di importanti palazzi di città, di cui ancora oggi si fregia il centro storico cittadino.
La famiglia Bussetti, senza eredi, lascia il patrimonio a una fondazione, che porta il nome stesso della famiglia. Successivamente si susseguono gli interventi a favore del Seminario vescovile, una sede del Collegio dei Gesuiti; la sede dell’Università di Reggio (vi insegnò anche Lazzaro Spallanzani).

L’immobile viene poi destinato a innumerevoli funzioni: ricovero provvisorio delle truppe napoleoniche di passaggio a Reggio; ristorante e caffè al piano terra del celebre “Ristorante-caffè Bussetti”, poi la sede della Banca commerciale italiana.
Le funzioni e le attività nel palazzo non hanno conosciuto sosta e varietà di usi. Attualmente, dopo lunghi e accurati lavori di restauro, ospita la Galleria commerciale del Monte. 
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