Nel dopoguerra la comunità israelitica di Reggio Emilia confluì in quella di Modena e il tempio perse la sua funzione religiosa. Gli antichi arredi, con il bellissimo aron in marmo scolpito, furono rimossi e trasferiti in Israele nella sinagoga di Kiriat Shmu ‘el ad Haifa, dove si trovano tuttora.
La facciata risale alla metà del Settecento, opera di G.B. Cattani, e ospita undici statue di Santi protettori e dottori della Chiesa. A destra della facciata si erge il campanile ottagonale incompleto, ideato da Cristoforo Ricci. L’interno della Basilica è a tre navate a croce latina con cupola. Nel catino absidale si può ammirare lo straordinario ciclo di affreschi di Camillo Procaccini che raffigura il “Giudizio Universale”. Nella 5° cappella destra si trova la copia del Boulanger de “La Notte”, famoso capolavoro del Correggio, requisita dal duca di Modena, venduta e ora esposta a Dresda.
A San Prospero, che visse nel V secolo e fu vescovo della città, va la devozione locale a seguito del salvataggio della città dal sacco di Attila: gli Unni non si accorsero dell’abitato perché un intervento provvidenziale invocato da Prospero avvolse Reggio in una generosa coltre di nebbia. Dall’altra parte del Palazzo del Monte di Pietà, si trova Piazza Prampolini, che non vi vedrà correre la domenica mattina, ma sicuramente vi aspetterà il giorno precedente, per un caffè nei suoi numerosi bar. La piazza è il cuore del centro storico della città, sede del potere politico e spirituale, dedicata a Camillo Prampolini, noto politico socialista, la Piazza è anche conosciuta come “Piazza Grande”. Su di essa si affacciano: il Palazzo del Comune, la Torre del Bordello, la Cattedrale e il Battistero.
All’interno del palazzo si trova la Sala del Tricolore, la cui storia è profondamente legata alla storia d’Italia. Su commissione del duca Francesco III d’Este, la sala fu realizzata dal 1772 al 1785, destinata a diventare l’archivio ducale, ma con l’invasione di Napoleone, il duca fuggì e il popolo reggiano si alleò con le armate napoleoniche. Grazie ad un fatto d’arme in cui la Guardia Civica Reggiana, sconfisse una colonna austriaca in ritirata. Napoleone definì Reggio Emilia, la città italiana più matura per la libertà. Come riconoscimento per il sostegno ricevuto, Napoleone suggerì a Reggio Emilia e alle altre città cispadane di Modena, Bologna e Ferrara di riunione il loro primo congresso, che sarebbe dovuto avvenire nella nostra città nel dicembre 1796. Il 7 gennaio del 1797 su proposta del deputato Giuseppe Compagnoni, il Congresso della Repubblica Cispadana decretò:
«[…] Dal verbale della Sessione XIV del Congresso Cispadano: Reggio Emilia, 7 gennaio 1797, ore 11. Sala Patriottica. Gli intervenuti sono 100, deputati delle popolazioni di Bologna, Ferrara, Modena e Reggio Emilia. Giuseppe Compagnoni di Lugo fa mozione che si renda Universale lo Stendardo o Bandiera Cispadana di tre colori, Verde, Bianco e Rosso e che questi tre colori si usino anche nella Coccarda Cispadana, la quale debba portarsi da tutti. Vien decretato. […]» Sulla scorta di questo evento la “sala del congresso” di Reggio fu in seguito ribattezzata “Sala del Tricolore”, che oggi ha la funzione di sala consiliare del comune di Reggio nell’Emilia: pertanto è utilizzato per le riunioni del consiglio comunale della città, ospita anche il gonfalone civico del comune di Reggio Emilia decorato di Medaglia d’Oro al Valor Militare. Avete passato il 3°Km della maratona, siete in Piazza del Monte, luogo di frequente passaggio in quanto posizionata proprio lungo la via Emilia, il cuore della vasca dei reggiani, la passeggiata del sabato pomeriggio. La piazza è racchiusa da numerosi edifici notevoli e di importanza storica. L’edificio storicamente più importante è quello che le dà il nome e la separa da Piazza Prampolini, il Palazzo del Monte di Pietà. Un altro edificio notevole è il Palazzo del Capitano del Popolo, che conserva un stile duecentesco. Recentemente restaurato e sede ora di una galleria commerciale è il seicentesco Palazzo Bussetti, il cui disegno è attribuito dalla tradizione a Lorenzo Bernini. PALAZZO DEL MONTE DI PIETA’ Palazzo tra i più importanti per la storia della città, ospitò il Comune fino all’inizio del secolo XV quando l’istituzione si trasferì in Piazza Prampolini, dove si trova tuttora. La primitiva costruzione risale alla fine del sec. XII ed era collegata con un ponticello coperto al Palazzo del Capitano del Popolo, altra magistratura comunale che aveva sede nel palazzo vicino che ne conserva ancora il nome. Con il trasferimento del Comune non vennero meno gli usi civici dell’edificio: il Monte di Pietà, da cui poi nacque la Cassa di Risparmio la cui fondazione ne ha tuttora la proprietà, e – in un salone – attività ricreative come un antico gioco di palla e poi il primo teatro cittadino, andato distrutto in un incendio nel 1740. Tutto il palazzo fu radicalmente ristrutturato in varie fasi, dal settecento al Novecento (nel 1915 fu abbattuto il portico che lo univa all’albergo Posta). Nella Torre Campanaria del Palazzo del Monte di Pietà, alta 47 metri, sono collocate tre campane che, secondo un’antica usanza reggiana, sono state fuse con metodo denominato “Nota a salto”. Le due campane più piccole sono state fuse da “Jacobus de Regio” ed ambedue hanno lo stemma Estense. Nella campana più piccola vi è impressa una bella effigie di San Prospero in Cattedra. La campana più grande si chiama “Forcarola” perchè suonava per avvisare dei condannati alla forca, cioè alla pena di morte. PALAZZO DEL CAPITANO DEL POPOLO Costruito nel 1280, come sede del Capitano del Popolo (una funzione governativa a fianco del Podestà), cessate le funzioni originarie, servì anche agli Estensi che governavano la città. Nel 1913 l’Ospizio subì un riammodernamento e divenne l’Albergo Posta. Nel 1920, mentre si procedeva al rifacimento della facciata, vennero scoperte importanti tracce del prospetto primitivo e su questi elementi si procedette ad una ricostruzione in stile, terminata nel 1929.
PALAZZO BUSSETTI
Nato per volere di un’antica famiglia di ricchi commercianti di seta, l’edificio è figlio di quel miracolo economico che interessa Reggio dalla fine del Cinquecento a quasi tutto il Seicento. È in questo periodo che le famiglie di tessitori e commercianti del prezioso filato (la seta) riescono a costruire le grandi fortune economiche e a intraprendere la costruzione di importanti palazzi di città, di cui ancora oggi si fregia il centro storico cittadino. La famiglia Bussetti, senza eredi, lascia il patrimonio a una fondazione, che porta il nome stesso della famiglia. Successivamente si susseguono gli interventi a favore del Seminario vescovile, una sede del Collegio dei Gesuiti; la sede dell’Università di Reggio (vi insegnò anche Lazzaro Spallanzani). L’immobile viene poi destinato a innumerevoli funzioni: ricovero provvisorio delle truppe napoleoniche di passaggio a Reggio; ristorante e caffè al piano terra del celebre “Ristorante-caffè Bussetti”, poi la sede della Banca commerciale italiana. Le funzioni e le attività nel palazzo non hanno conosciuto sosta e varietà di usi. Attualmente, dopo lunghi e accurati lavori di restauro, ospita la Galleria commerciale del Monte. Non ci passate con il percorso di gara, ma essendo contigua a Piazza Martiri del 7 Luglio, potete sempre guardarla mentre correte. In origine su quest’area si affacciava l’antica Cittadella, sede del potere militare cittadino, demolita nella metà del 1800 e sostituita dal Parco del Popolo, i giardini pubblici del centro storico. Solo dopo la fine della Prima Guerra mondiale, nel 1918, la piazza assunse il nome attuale: precedentemente infatti era conosciuta con il nome di Piazza d’Armi. Qualche anno dopo, sul limite settentrionale della piazza, al confine con il Parco del Popolo, venne posto ed è tuttora presente il Monumento ai Caduti della I Guerra mondiale, voluto dalle autorità cittadine negli anni venti. Molti sono gli edifici notevoli che si affacciano sulla piazza o che si trovano nelle immediate vicinanze: il Teatro Ariosto, la facciata e la guglia neogotiche della Galleria Parmeggiani, la Biblioteca delle Arti, la sede dell’Università di Modena e Reggio Emilia nell’ex Caserma Zucchi e il Teatro Cavallerizza. La piazza prende il nome dal sanguinoso episodio del 7 luglio 1960 quando, durante una manifestazione sindacale, cinque operai reggiani (Lauro Farioli, Ovidio Franchi, Emilio Reverberi, Marino Serri, Afro Tondelli) furono uccisi dalle forze dell’ordine. La strage fu l’apice di un periodo di alta tensione e scontri in tutta Italia a seguito della formazione del governo Tambroni con il determinante appoggio del MSI, e la scelta di Genova, città “partigiana” e già Medaglia d’Oro della Resistenza, come sede del congresso del partito missino. I 5 reggiani uccisi sono ricordati dal monumento di Giacomo Fontanesi, dedicato alla loro memoria.
Piazza Martiri è contigua a Piazza della Vittoria con la quale, a seguito della recente riqualificazione di entrambe, compone un unico vasto spazio di incontro cittadino. |
42195 METRI DI REGGIO EMILIACuriosità riguardanti parti della città che potrai scoprire correndo la nostra splendida Maratona. Categorie
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